California, Piemonte…
uguale e diverso
Il
Nebbiolo è sicuramente il vitigno a bacca rossa più pregiato e
difficile tra quelli italiani. Il suo nome
potrebbe derivare da "nebbia", secondo alcuni, perché gli acini sono
ricoperti da abbondante pruina mentre per altri perché è un'uva che viene
vendemmiata in ottobre avanzato, quando i vigneti sono avvolti dalle nebbie
mattutine.
I
vini a base Nebbiolo hanno, in genere, un colore rosso granato scarico e l’affinamento
tende a conferire riflessi aranciati. Il bouquet è elegante con note di viola,
tamarindo, chinotto, caffè e liquirizia che possono sfociare, con il passare
degli anni, in sfumature balsamiche e di terziario. Ha una bella trama tannica,
una buona gradazione alcolica così come l’acidità, qualità che lo rendono
particolarmente predisposto all'invecchiamento.
Il
norvegese Erling Astrup, amministratore delegato dell’azienda vitivinicola Nervi
a Gattinara, venerdì 22 maggio ha organizzato un’interessante degustazione di
vini californiani. Hanno guidato la degustazione la produttrice Chrystal Clifton
dell’azienda Palmina e il Prof. Mannings dell’UC Davis.
Erling
ricorda che il Nebbiolo rappresenta lo 0,13% della superficie vitata mondiale
(in Italia solo lo 0,9%), ma lo 6% dei vini top 100 di Wine Spectator è a
base Nebbiolo. Questi dati ci fanno capire come sia difficile coltivare il
Nebbiolo rispetto ai vitigni internazionali come Cabernet e Merlot.
Il
Nebbiolo regala vini difficili e austeri dal colore scarico, queste sue
caratteristiche lo rendono non di facile comprensione per il gusto del
consumatore medio americano. Nonostante questo ci sono dei produttori
“innamorati” di questo vitigno italiano soprattutto in California. Troviamo,
infatti, vigneti nella Contea di Santa Barbara, Sierra Foothills, Paso Robles e la Santa Ynez
Valley. Al di fuori della California questo vitigno lo troviamo nelle regioni
più aride del Pacifico nord-occidentale, come la Columbia Valley di Washington
e Rogue Valley, in Oregon e sulla costa orientale in Virginia.
Forse
non molti sanno che il 90% dei vini americani è prodotto in California,
illustra il Prof. Jarue
Mannings, e sempre in questa zono sono presenti più di 50 cultivar italiane. Tutto iniziò con i Padri
Missionari intorno ai primi anni del 1800 che introdussero le uve da vino in
California e fino a un certo periodo le missioni furono le sole a produrre il vino
che serviva per la messa.
Chrystal
Clifton, proprietaria con il marito Steve di Palmina Wines, spiega come il Sud
della California sia più freddo rispetto al Nord al contrario di quello che si
possa pensare e questo ha notevole influenza sui vini.
Inizia
così la degustazione dei 9 vini a base Nebbiolo della California:
- Ca’ del Solo Estate
Vineyard Monterey Country 2007 Nebbiolo (Biologico)
- Ca’ del Solo Estate
Vineyard Monterey - Country 2009 Nebbiolo (Biologico)
- Terrane 2012 Vineyard Paso Robles
- Clenenden Fam Vinyards 2005 Santa Maria Valley Nebbiolo “ Punta Exclamitiva”.
- Clenenden Fam Vinyards 2006 Nebbiolo “ Bricco Buon Natale”
- Palmina 2008 Nebbiolo Santa Barbara
- Palmina 2008 Sisquoc Nebbiolo Santa Barbara
- Palmina 2007 Honea Nebbiolo Santa Barbara
- Palmina 2008 Rocca Nebbiolo Santa Barbara
Difficile poter fare dei confronti abituati ai
Nebbioli italiani, questo, infatti, non sarebbe corretto, anche se verrebbe
naturale. Chrystal
ci dice giustamente che i vini californiani a base Nebbiolo non devono essere
una copia di quelli italiani bensì una “traduzione”.
La serata all’insegna del Nebbiolo non poteva che terminare
nel vigneto Molsino, uno stupendo
anfiteatro naturale con alle spalle il Monterosa, un panorama capace di incantare
chiunque.
Una cena in questo spettacolare
vigneto al chiaro di luna accompagnato dalle vivaci bollicine dallo spumante metodo
classico
“Jefferson” pas
dosé, una splendida versione di Nebbiolo spumantizzato.
Erling
per concludere degnamente la serata ha stappato ben 3 Jéroboam di Molsino 2009, Cru tra i più
celebrati della collina di Gattinara e top di gamma
dell’azienda.
Non ci resta che aspettare
la prossima iniziativa di questo “nervigese”,
come Earlig ama farsi scherzosamente chiamare, appassionato della storia del
vino e soprattutto del vitigno principe del Piemonte: il Nebbiolo
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