PODERE IL CASTELLACCIO
PRESENTA: VALÉNTE
Podere il Castellaccio, situato in
Località Segalari, fu acquistato intorno agli Anni Cinquanta da Luigi Corradini
e Lia Bartalini spinti dall’amore per la natura. La responsabilità della Tenuta
è passata di mano in mano, prima al figlio e ora al nipote, Alessandro Scappini;
oggi si estende per più di quindici ettari, suddivisi in vigneti, oliveti,
bosco e una piccola parte dedicata all’allevamento dei cavalli. Da sempre
l’azienda cerca di coniugare le vecchie tradizioni, come la raccolta e la
potatura effettuate rigorosamente a mano, con la modernità delle nuove
tecnologie di frangitura e di vinificazione.
Inizialmente la produzione comprendeva
solo olio extra vergine di oliva, ma dal 2010 ha rivolto il suo interesse anche
al mondo del vino. La tenuta è circondata da un vigneto costituito da viti con
un’età media di circa quarant’anni; l’idea del proprietario è cercare di
recuperare alcuni degli antichi cloni
bolgheresi e toscani, risalenti ai primi del novecento, ormai quasi del
tutto scomparsi dal panorama viticolo locale a favore dei più diffusi vitigni
bordolesi (Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot). Questo patrimonio
vitivinifero rappresenta la tangibile testimonianza di una tradizione
tramandata nel tempo. Le uve, coltivate solo con metodi naturali, sono seguite
con cura meticolosa durante tutte le fasi vegetative, con particolare
attenzione al periodo di maturazione; esse, in seguito, vengono vinificate
nella cantina aziendale con l’uso di lieviti autoctoni. Storia, tradizione e
natura di un “terroir” unico si racchiudono nei valori del Podere il
Castellaccio. Il primo vino prodotto è stato “Dinostro” un Sangiovese in
purezza, affinato 12 mesi in barrique di primo e secondo passaggio; la
produzione è di sole 6.000 bottiglie. Un prodotto schietto e sincero che
richiama il vino di una volta; un vino del passato dove il Sangiovese esprime
un fruttato elegante e discreto con una buona freschezza e un tannino gentile.
Il Sangiovese, in questa zona, divide i produttori: a favore e contro, ma
perché? Questo vitigno ha bisogno di continue cure, un ettaro vitato a
Sangiovese richiede, infatti, il doppio del tempo rispetto ad uno vitato a Cabernet
o Merlot. Inoltre, il Professor Attilio Scienza, intorno agli Anni Novanta
esegue una zonazione sul territorio e si arriva alla conclusione che i vitigni
bordolesi danno i migliori risultati, come dimostrato dal Marchese Incisa della
Rocchetta con il suo Sassicaia. Alessandro,
nonostante tutto, crede nel Sangiovese, come prima di lui Michele Satta, con il
suo Cavaliere. Il Sangiovese utilizzato
è un “Sangiovese grosso”, lo stesso
clone del Brunello di Montalcino.
Visto i risultati incoraggianti,
Alessandro, nel 2013, presenta il suo secondo vino “Valénte”. Un prodotto nuovo un po’ in contrasto con le tendenze del
territorio, ma rivolto alla riscoperta delle tradizioni. Valénte è un blend composto al 70% da Sangiovese
e il 30% rimanente suddiviso tra Ciliegiolo, Foglia Tonda e Pugnitello. Questa
volta il “Principe” dei vitigni
toscani viene affiancato da 3 vitigni minori, ma sempre della tradizione.
Il Ciliegiolo, da sempre usato in
uvaggio con il Sangiovese, regala tenore alcolico e un fresco sentore di
ciliegia. Il Pugnitello
conferisce, in uvaggio, particolari caratteristiche adatte per
l’invecchiamento. Il
Foglia Tonda, invece, regala note di
violette, piccoli frutti, prugne secche e confettura, e un’elevata tannicità.
L’affinamento avviene in
Tonneaux per 12 mesi e successivamente riposa in bottiglia per altrettanti
mesi. Colore rosso rubino profondo e luminoso. Al naso predominano note eleganti
di spezie accanto a richiami di visciole e piccoli frutti a bacca nera, note
balsamiche, vaniglia e sentori resinati della pineta mediterranea; la più
classica espressione di un vino autoctono toscano. In bocca la trama tannica è
fitta ed elegante ancora in evoluzione verso morbide sensazioni vellutate.
Concludendo Valénte è un vino che deve ancora affrontare il giudizio del pubblico,
ma sicuramente la stoffa non gli manca e per farlo risaltare basterà metterlo
in abbinamento con prodotti del territorio, dai formaggi ai salumi, dai primi
piatti a base di sughi di carne alla classica rosticciana.
Nessun commento:
Posta un commento