La grande
varietà dei vitigni autoctoni italiani
In concomitanza con il primo mese di Expo
Milano 2015 l’associazione Go Wine dedica un appuntamento a favore della
promozione della ricchezza e della grande varietà del patrimonio vitivinicolo
italiano.
Il 19 maggio all’Hotel Michelangelo
durante l’abituale evento sul tema dei vitigni autoctoni Go Wine presenta ufficialmente
il Manifesto Go Wine a favore dei vini autoctoni italiani e del mondo.
Relatori: Massimo Corrado, Presidente Go Wine, Prof. Vincenzo Gerbi dell’Università di Torino e Prof.
Osvaldo Failla dell’Università di Milano; questo Manifesto vuole rappresentare
la sintesi di un impegno profuso nel tempo di vari esperti del settore.
Moltissime le aziende presenti, più di 60
i vitigni autoctoni presentati durante il banco di assaggio, dai più conosciuti
a quelli da “riscoprire”…, ma non solo, mille le declinazioni dei vari vitigni.
Impossibile citarli tutti, ma tra i vari
assaggi possiamo sicuramente ricordare l’Azienda
Vinifer di Tranchidi con il suo Metodo
Classico Spumante Millesimato Pas Dosé DueDei 2011 da uve Grillo,
a parte la
particolarità delle uve utilizzate, la caratteristica è il tiraggio effettuato con mosto fresco; se ne producono solo 5000
bottiglie tutte numerate in contro etichetta.
Sempre
parlando di bollicine ricordiamo “Pensiero” 1996 della Tenuta dei fiori. Un Moscato d’Asti rifermentato in bottiglia e con una
permanenza sui lieviti di 12 anni e degorgiato nel luglio 2008. Della stessa
azienda troviamo Calosso D.O.C. 100% Gambarossa, uno dei più̀
vecchi e rari vitigni autoctoni del Piemonte, conosciuto anche come Gamba di
Pernice, per il colore rosso acceso del raspo prima dell’invaiatura che ricorda
appunto le zampette delle
pernici che saltellavano tra le vigne. Questa varietà è stata salvata dall’oblio grazie alla caparbietà del proprietario di questa cantina che recuperò le poche piante superstiti in giro per i vigneti di Calosso per poi ripiantarle in un nuovo impianto dedicato. Dopo 12 anni di sperimentazione l’Università̀ di Torino ha individuato il clone migliore che oggi rappresenta il vitigno selezionato col nome di Gambarossa. Nel 2011 è avvenuto il riconoscimento della nuova D.O.C. col nome di Calosso.
pernici che saltellavano tra le vigne. Questa varietà è stata salvata dall’oblio grazie alla caparbietà del proprietario di questa cantina che recuperò le poche piante superstiti in giro per i vigneti di Calosso per poi ripiantarle in un nuovo impianto dedicato. Dopo 12 anni di sperimentazione l’Università̀ di Torino ha individuato il clone migliore che oggi rappresenta il vitigno selezionato col nome di Gambarossa. Nel 2011 è avvenuto il riconoscimento della nuova D.O.C. col nome di Calosso.
Nella provincia di Brescia a Erbanno
troviamo la Cantina Togni Rebaioli. L’Azienda produce un rosato da uva Schiava, il Martina
Vecchie Vigne. Tutti gli altri sono rossi da monovitigno, ad eccezione del
Lambrù (Marzemino, Barbera, Merlot). Ma quello che colpisce è il 1703
a base Nebbiolo e il San Valentino prodotto con Erbanno; un vitigno autoctono camuno della famiglia
dei Lambruschi, ricco di antociani e con una buccia spessa che
gli consente una miglior resistenza alle malattie e di conseguenza richiede
un minor numero di trattamenti; le basse rese, pochi grappoli e non molto
grandi, ha fatto si che venisse messo da parte dai viticoltori della zona.
Rimanendo in Lombardia troviamo Marco Vercesi, dove la Croatina è il
vitigno indiscusso, declinato nelle varie “sfumature”: La Crosia, 100% Croatina Bonarda dell'Oltrepò Pavese, Il Borlano, Buttafuoco Storico un uvaggio di Croatina, Barbera,
Uva Rara e Ughetta di Canneto, Ré di Bric, una Croatina vinificata nel
rispetto delle tradizioni, color rosso rubino intenso con riflessi violacei, un
profumo schietto e caratteristico di marasca e frutti di bosco. Infine
Rubinio IGT Rosso, il risultato di una vinificazione unica di uve
Croatina, Barbera e Uva Rara scelte nel vigneto “Cà di Valle”; il bouquet va dai
profumi floreali della rosa e della violetta a quelli fruttati della ciliegia e
della fragola, il gusto è elegante e leggermente abboccato.
Non si può non ricordare anche l’Azienda Flaibani con Riviere Bianco da uve Friulano, il Pinot grigio ramato, lo Schioppettino e
il
Refosco dal Peduncolo Rosso. L’Azienda
Colli Vicentini con un Lessini
Durello Spumante Brut, ottenuto
con Metodo Charmat lungo e Lessini Durello Le Macine Spumante Brut Metodo Classico con
affinamento in bottiglia per almeno 24 mesi, entrambi ottenuti da uve Durella, un vitigno autoctono e antichissimo
coltivato nella Lessinia.
Infine l’Azienda Trerè con il suo Viola, uno
Spumante Extra Dry ottenuto da uve autoctone Longanesi con metodo Charmat lungo;
si contraddistingue per il suo colore rosa brillante e per il suo sapore fresco
e vellutato.
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