29 giugno 2015

A mosaic of wines: past, present and future



Il 5 luglio a Milano il Sistema Vino Sicilia si presenta tra passato, presente e futuro, con il Consorzio Sicilia Doc e Assovini Sicilia. Produttori ed esperti di mercato internazionale parleranno di ecosostenibilità, mercati e comunicazione digitale

Ad Expo si parla del futuro del sistema vino siciliano durante il convegno organizzato dalla Regione Sicilia, in collaborazione con gli Assessorati agricoltura e foreste e delle attività produttive, con il Consorzio Sicilia Doc e Assovini Sicilia. L’appuntamento è in programma il 5 lugliodalle 14:30 alle 17:30, nella sala conferenze del padiglione Italia.

Un dibattito internazionale articolato su due sessioni di lavoro per approfondire i temi della ricerca, della sostenibilità ambientale, dell’evoluzione dei mercati e delle nuove strategie, avvalendosi anche della competenza di esperti dei principali mercati stranieri: USA, Germania e Giappone. La discussione verterà poi sul binomio ormai indissolubile tra mondo del vino e turismo enogastronomico, declinato nei nuovi strumenti della comunicazione digitale, sotto la guida di alcune delle più autorevoli firme di guide e testate internazionali specializzate
 
Nel corso della prima sessione, gli interventi di Rosario Di Lorenzo della facoltà di Agraria dell’Università di Palermo e di Daniele Oliva dell’Istituto Regionale Vini e Oli di Sicilia, punteranno sulle nuove strategie di sviluppo sostenibile lanciate in regione nell’ambito della viticoltura. Un piano che prevede il miglioramento della performance economico-produttiva in campo agronomico ed enologico, senza mai dimenticare il rispetto del territorio e del consumatore finale.

La seconda sessione, moderata da Virginia Devlin (Top Women in PR Award 2014), seguirà un percorso articolato, partendo dalla storia recente del vino siciliano per evidenziare le peculiarità del territorio, della produzioni di qualità e delle nuove strategie per una viticoltura sostenibile,  valori chiave per accrescere l’identità del brand Sicilia e la consapevolezza nelle generazioni future. A prendere la parola su questi temi saranno, tra gli altri, Antonio Rallo, presidente del Consorzio Tutela Vini Sicilia Doc, e i produttori Diego Planeta e Alberto Tasca

Gli ospiti discuteranno circa i consumi dei mercati principali - americano, giapponese e tedesco in primis - focalizzandosi sulle tendenze e sull’approccio al vino da parte delle nuove generazioni nel mercato statunitense. A portare le rispettive testimonianze: Isao Miyajima (Giappone), Leonardo Lo Cascio, fondatore del colosso americano Winebow Group, e Christian Eder (Germania).  

Altro argomento cardine dell’incontro saranno i nuovi strumenti digitali di comunicazione, che rendono sempre più immediata l’identificazione di un vino con il territorio da cui proviene, quale ulteriore elemento a disposizione del consumatore per conoscere in profondità ciascun prodotto enologico, valorizzandone contemporaneamente il terroir. Virginia Devlin relazionerà anche sulle strategie e potenzialità del brandSicilia Doc negli States. Tra gli ospiti del convegno vi saranno firme straniere di importantissime riviste di LifeStyle: Michael Connelly, editor di Fodor’s TravelKrisanne Fordham di Condè Nast Traveler, e Juhi Bhati, editor di Sherman’s Travel

Quella in programma a Expo sarà quindi una panoramica a 360 gradi sul vino siciliano del futuro, per conoscere la nuova vision condivisa da produttori e operatori del settore. 

Quindi se il domenica 5 luglio siete ad Expo 2015 segnatevi in agenda questo eroico appuntamento!


28 giugno 2015

“Ristoranti Che Passione” network virtuoso





Giovedì 25 giugno presso la Tenuta Ambrosini a Cazzago San Martino in Franciacorta è avvenuta la presentazione del network "Ristoranti Che Passione" di Riccardo Penzo, sommelier AIS.
Ma che cos’è Ristoranti Che Passione? Vuole essere un network “virtuoso”, nato da un’idea di Riccardo Penzo e partito da Vicenza nel lontano 2007 e dal 2012 si è allargato al Veneto, conquista ora Brescia e perché no, per puntare in seguito alla Lombardia.
Perché la scelta del termine “virtuoso”? Vediamo qualche punto:
- usa i proventi della Guida cartacea ed degli Ebook per garantire una buona visibilità a tutti gli
  aderenti;

- l’App mobile, che è scaricabile gratuitamente, è utile per scoprire i ristoranti più vicini e per  
  poter anche prenotare un tavolo;
- seleziona ristoranti di qualità di livello medio alto;
- il portale www.chepassione.ue permette di prenotare i tavoli e vedere gli eventi extra
- attività giornaliere sui maggiori Social Network;
- poter usufruire, ed è questo forse il punto più accattivante, di promozioni che vanno dal 20%
  al 50% nelle serate più tranquille, quelle dove di solito i ristoranti hanno posti vuoti, per
  incentivare la visita diretta dei soci e utilizzando il “passaparola”.

Fin qui tutto bello, ma la domanda sorge spontanea: quali sono le novità o le differenze rispetto a Groupon o Letsbonus o simili, perché è innovativo?
Chiunque può sentirsi un Gourmet ed essere accolto in Ristoranti di qualità come un V.I.P.  spiega Riccardo. A seguito dell’acquisto della Card CHE PASSIONE si può, inoltre, risparmiare da un 20 ad un 50% su tutto il menù alla carta ( bevande escluse). Tramite il sito e l’App si può prenotare un tavolo in tempo reale, grazie alla tecnologia MISIEDO. Ai Ristoranti dà una buona visibilità gratuita e cosa più importante da la possibilità a quest’ultimi di poter riempire il locale proprio nelle serate di bassa affluenza con nuovi clienti, che magari a causa di un prezzo troppo elevato non si erano mai avvicinati a certi tipi di locali.
Dai numeri si vede che questo è un club di eccellenza in crescita…qualche numero: 2 milioni di pagine visitate da 300.000 utenti; 60.000 utilizzi di App mobile; 8.000 abbonati con CARD ed infine migliaia di fans e followers sui vari Social Media.
RISTORANTE CHE PASSIONE è solo all’inizio, infatti, varcati i confini del Veneto, il 14 novembre presenterà la nuova guida di Brescia per poi puntare direttamente sulla Lombardia. Prossimi progetti per il 2018 si vorrebbe direttamente arrivare alla capitale: Roma.


La scelta della Tenuta Ambrosini in Franciacorta non è certamente casuale, è stato, infatti, l’incontro tra Riccardo Penzo e Mariuccia Ambrosini, in occasione della «Crociera del gusto», che ha fatto scattare la curiosità e l’affinità di pensiero. Idee, cuore e passione ecco le parole che accomunano il Franciacorta con "Ristoranti Che Passione"! Già circa 52 i ristoranti nella provincia di Brescia che hanno aderito al progetto e che saranno nella Guida che uscirà a novembre.
Importante è anche l’intervento di Leonardo Salvini, che con Daniele Rivetti, Andrea Gastaldi e Giordano Salvini, è titolare della «Tradizioni padane»; un'azienda di Gottolengo nata quasi un quarto di secolo fa, specializzata in prodotti alimentari locali genuini, realizzati con lavorazioni manuali e legati alle tradizioni della Bassa e della Lombardia. L’azienda si propone di recuperare tutti quei grani antichi tipo il monococco; una varietà molto antica che si era quasi estinta alla fine dell’età del Bronzo e la cui coltivazione è stata ripresa oggi nella Pianura Padana. Il grano monococco, “Triticum monococcum”, è la specie geneticamente più semplice ed antica di grano coltivato e originario della zona centro-settentrionale della Turchia.

La serata è proseguita poi con un aperitivo in giardino con la degustazione dei Franciacorta della Tenuta Ambrosini accompagnati a dei finger food realizzati con i grani antichi di Tradizioni Padane. A seguire c’è stata la cena a cura dello Chef Luigi Dotti del Ristorante Il Priore, dove protagonisti sono state le materie prime.

Una serata che vuole essere un’anticipazione di quello che sarà la presentazione della Guida della provincia di Brescia a cui certamente sarà vietato mancare.
Pertanto rimaniamo tutti collegati e iniziamo a scaricare l’App mobile.







25 giugno 2015

LE MACCHIOLE: IL NUOVO SITO RACCONTA L'ANIMA DELL'AZIENDA


Rinnovata la pagina web della cantina di Bolgheri: un modo diverso per scoprire i vini, i metodi di produzione, le storie e le persone che ci sono dietro.
Troverete una nuova pagina per il Club del Paleo ma soprattutto il nuovo progetto legato al Messorio Edizione Speciale  e tutto ciò che riguarda il rosso di punta della casa vitivinicola toscana


Le Macchiole, la cantina di Bolgheri guidata da Cinzia Merli, rinnova totalmente la propria presenza online con un sito tutto nuovo.
Da oggi lindirizzo www.lemacchiole.it aprirà le porte a chi vorrà entrare in un luogo magico, sulla Costa degli Etruschi, dove le colline coperte di boschi, viti e ulivi sincontrano con il Mar Tirreno. Un territorio unico, che Le Macchiole continuano a valorizzare perseguendo la filosofia della purezza del varietale. Qui infatti nascono vini come il Paleo, il Messorio e lo Scrio, che hanno estimatori in tutto il mondo.
Attraverso il nuovo sito gli enoappassionati potranno infatti entrare nel Club del Paleo, per rimanere sempre aggiornati su nuove annate, eventi e tutto ciò che riguarda il Paleo Rosso.
Ma potranno seguire anche levoluzione del progetto Messorio04, interamente dedicato alla realizzazione di un percorso culturale all'interno di Bolgheri, che prevede la valorizzazione del territorio e la riscoperta dell'opera del poeta e Premio Nobel Giosuè Carducci, che da questi luoghi trasse ispirazione.
Un sito, quello delle Macchiole, sfogliabile pagina dopo pagina, come un vero album di ricordi, attraverso cui scoprire la storia, i vini, la metodologia di produzione e, soprattutto, le persone che qui lavorano e che sono la vera anima dell'azienda.


Alto Piemonte in degustazione a Italian Makers Village

Il 22 giugno nella cornice di Italian Makers Village, evento nell'evento, Mauro Carosso, delegato AIS Torino, ha abilmente guidato una degustazione i cui veri protagonisti sono stati i vini dell’Alto Piemonte. L’idea di questo particolare evento è scaturita durante la degustazione a Roma dell’Azienda Torraccia del Piantavigna: perché non utilizzare il fuori Expo per far conoscere i vini del Nord Piemonte?

Noi piemontesi parliamo poco- dice Carosso – ma quando lo facciamo sappiamo bene cosa diciamo.”…e inizia così ad introdurci in questa parte della sua Regione.
Questi territori, per molto tempo rimasti nell’oblio, riscoperti in un recente passato dal mercato, danno vini longevi e di grande carattere. Il vitigno principe rimane il Nebbiolo, un vitigno difficile che non si adatta a tutti i terroir, non sempre riconoscibile e a cui si possono adattare vari descrittori.
Ricordiamo che in queste zone il Nebbiolo prende il nome di Spanna. Plinio parla di una vite, vitis spinea, “ che sopporta il calore e matura alle piogge d’autunno” ed è l’unica “ che si nutre di nebbia”; da queste parole sembra probabile che si parli di una vite antenata del Nebbiolo.
Gattinara, Ghemme, Lessona e Boca ecco le quattro zone che si andranno a scoprire in questa degustazione tutte rappresentate da una cantina storica con una verticale di 3 annate.
I terreni del Nord Piemonte hanno una grandissima variabilità di suoli, ma la caratteristica comune della fascia geologica, che va da Biella al lago Maggiore, è la presenza di suoli acidi, strettamente legata all’originaria attività vulcanica e alla pressoché totale assenza di calcari.
Da qui la differenza del Nebbiolo di queste zone rispetto all’Albese, in prevalenza marno-argillosi-sabbiosi, con presenza più o meno grande di calcari.
Gattinara: la collina che sorge ripida dalla pianura a nord ovest rispetto al borgo ospita i vigneti di questa storica denominazione. Siamo nell’area centrale della caldera dell’antico supervulcano. Il suolo è fortemente acido, ha un terreno sottile, povero di humus e un sottosuolo affiorante di pura roccia(caldera fill) di colore bruno. I vini sono austeri, complessi e adatti ad un lungo affinamento.
Ghemme è un colossale campionario mineralogico della soprastante catena alpina, composto da ciottoli di granito, di porfido, di detriti di ghiaia, di schisti, micascisti, di serpentino e di sfaldature di rocce dolomitiche del Monte Fenera. Si tratta di un terreno povero riportato dalla morena del Monte Rosa. Sotto un sottile strato argilloso, vi si trovano ciottoli di modeste dimensioni in apparenza integri, ma disgregabili con una minima pressione.
L’area della Doc Boca è un’eccezione nell’eccezione. Infatti, pur trovandosi sulla sinistra idrografica del Sesia, risente dell’attività del supervulcano e offre caratteristiche più simili alle denominazioni del vercellese. Sono suoli più magri, con sottosuolo ricco di porfido rosa con sfumature viola scheletrico e molto minerale. Il porfido di Boca è tenero e friabile, da non sottovalutare l’altitudine mediamente intorno ai 450mt.
Lessona regala vini marcati dal territorio; i terreni sono sabbiosi e i prodotti di questa zona sono eleganti e caratterizzati da tannini dolci.

A Gattinara troviamo la Cantina Nervi fondata nel lontano1906, Azienda storica passata dal 2011 in mano Norvegese; la famiglia Astrup ha acquisito la maggior parte della proprietà, in partenariato con le famiglie Moestue, Wicklund e Skjelbred, quattro famiglie unite dalla passione per la vite e per il vino. In rappresentanza dell'azienda l’enologo Gianluca Telloli e Orso Wicklund, presentate tre annate del Cru “Molsino”, il cui vigneto è costituito da un anfiteatro naturale che si apre verso sud dal cuore granitico: 2009, 2006 e 2004.
A Lessona l’Azienda Tenute Sella è arrivata alla 11ª generazione e Marco Rizzati presenta tre annate di “Omaggio a Quintino Sella” un blend di Nebbiolo 85%, Vespolina 15%: 2008, 2006 e 2005.
A Ghemme l’Azienda Torraccia del Piantavigna nasce nel 1977, quando su un piccolo appezzamento di Ghemme la famiglia Francoli piantò il primo vigneto di uve Nebbiolo. Presente in sala Alessandro Francoli che, innamorato del suo territorio e di tutto ciò che è in grado di esprimere, conduce l’azienda. In degustazione Ghemme Torraccia del Piantavigna: 2010, 2007 e 2004.
La zona di Boca è rappresenta dalle Cantine Vallana di Maggiora che hanno scelto di presentare Vallana Boca”, un prodotto caratterizzato dal tipico uvaggio Alto-Piemontese: Nebbiolo 70%, Vespolina e Uva Rara. Il Nebbiolo conferisce al vino struttura, mentre la Vespolina e l’Uva Rara aggiungono freschezza e note varietali. Presente in sala Marina Fogarty in rappresentanza della quinta Generazione di Grandi produttori di Spanna; in degustazione: 2010, 2007 e 1996.

Una degustazione che ha visto a confronto grandi vini con il marker del terroir, grande acidità, mineralità ed eleganza, con una indiscussa predisposizione all’invecchiamento.
A parte l’annata che incide sulle caratteristiche organolettiche dei prodotti grande differenza si riscontra tra i vini ottenuti da Spanna in purezza e quelli resi più “facili” dalla presenza della Vespolina.
Fondamentale rimane il fatto che i vini vanno bevuti e fanno parte della convivialità. A volte ci si perde nell’analisi olfattiva e si cerca questo o quell’altro sentore, si trovano mille descrittori, sfociando a volte, nel ridicolo e si perde di vista la vera essenza del vino: piacevolezza e convivialità!





20 giugno 2015

GRAVNER - COLTIVARE IL VINO

A Milano in una libreria, appena spostata dal confusionario centro cittadino, dal nome vagamente retrò “Libreria Centofiori” uno dei padri della viticoltura rigorosa ha presentato il libro a lui dedicato scritto da Stefano Caffarri, con le foto di Alvise Barsanti e in collaborazione con Il Cucchiaio dArgento.



L’essenza di questo libro sta’ già nel titolo stesso “Gravner Coltivare il vino” .
Il volume vuole essere un omaggio a Joško Gravner, alla sua cantina e al suo essere viticultore, conosciuto in Italia e nel mondo per i vini in anfora e per le lunghe macerazioni sulle bucce.
I vini di Gravner sono vini che bastano a se stessi, vanno bevuti più che raccontati, niente tecnicismi.
Una delle parole chiavi per Joško è il tempo, quando il vino è solo nel pensiero; nel pensiero nel modo di pensare e nel modo di assaggiarlo.
Fare meno cose possibili, il vino è semplicità, ma ci vuole completezza nel senso “gravneriano”, basti pensare alla Ribolla gialla.
Nel tempo il pensiero di Joško è cambiato. Prima diceva che avrebbe voluto produrre tanto vino e buono. Ora deve ammettere che non si può fare, “ aveva ragione mio padre” - e il suo pensiero corre per rifugiarsi in un tempo passato – “ se n’è andato prima che gli potessi dire che aveva ragione”.
Esce ora l'annata 2007, un'annata molto particolare perché è la prima che il produttore di Oslavia ha fatto affinare per ben 7 anni prima di farla uscire sul mercato. Per Gravner il numero sette ha un significato magico, che ritorna spesso nella sua vita. Ma è anche un intervallo di tempo che permette ai suoi vini di esprimere al meglio il proprio carattere, di parlare di lui, del suo modo di vedere, vivere e coltivare la terra. Il tempo è un giudice severo, se si è lavorato male nelle vigne questo si riflette nella bottiglia. Il vino è come un bambino, gli si deve lasciare il tempo di crescere.
Quando sbaglio lo ammetto, dichiara candidamente Joško. Io ho imparato dai miei sbagli. Un esempio: ho cambiato la cantina per ben tre volte, ma questo mi è costato…niente sabati ne domeniche.
Trenta scatti ad opera di Alvise Barsanti, fotografo professionista specializzato nel settore vitivinicolo con una particolare predilezione per lo still life. La fotografia è la sintesi portata all’estremo, dichiara l’autore Stefano Caffarri, direttore delle iniziative speciali del “Il Cucchiaio d’Argento”.
Uno dei “segreti” di questo viticoltore, prosegue l’autore, è la tecnica del non fare; non perdersi nei dettagli, ma senza trascurarli; sembra un ossimoro, ma non lo è!
Joško è un romanzo vivente!” dichiara Caffarri, guardando questo viticoltore che quasi non curante del pubblico continua: “ ci sono due modi di fare il vino: tramite ricerche di mercato o facendo il vino! Io ho scelto di fare il vino. Per fare il vino non servono polverine e ce ne sono più di 300 di aditivi che si possono aggiungere a questa bevanda. Quando Dio distribuì il gusto molti hanno marinato!

Il libro, dedicato al figlio Miha, racconta la storia di Joško Gravner racchiusa in una serie di cerchi, che passano dalla cantina alla vigna, dalla terra alla terracotta, senza soluzione di continuità. Dai grandi successi con i vitigni internazionali degli anni '80 e '90 fino alla grandinata del '96, anno in cui ha acquistato la sua prima anfora. A proposito di quella grandinata, mentre lui dietro alle finestre vedeva la grandine abbattersi sui vigneti, ricorda le parole dello zio: “la Natura dà e la Natura toglie! Non ti devi arrabbiare Joško, la Natura ci da sempre tanto e a volte ha anche il diritto di togliere…ricordatelo.”
Questo e molto altro è presente nel libro. “Caffarri è riuscito ad esprimere con le parole la nostra essenza - dichiara Mateja Gravner, coordinatrice editoriale del libro e figlia di Joško – quello che siamo, quello che facciamo e quello che i nostri vini vorrebbero comunicare. Per noi tutto ruota attorno al titolo: coltivare il vino, l'inizio e la fine di questo racconto, così come l'inizio e la fine del nostro lavoro”.

La presentazione è terminata con la degustazione della Ribolla 2007 nelle “coppe” che Joško propone per l’assaggio dei suoi vini; una ripresa dalla classica coppa in terracotta usata per migliaia di anni per bere questo prodotto vivo.

Che altro dire…Santè!!!