26 settembre 2013

BOLGHERI DOC III EDIZIONE


BOLGHERI DOC III EDIZIONE
Una guida che va a porre l’accento su chi fa il vino: singoli produttori hanno reso famosa questa zona, naturalmente “vocata” ai grandi vini. Un viaggio nella realtà di un territorio fatto di uomini e donne che, spinti dal coraggio e dalla speranza, dal lavoro e dalla passione, hanno reso unica la bevanda più preziosa e antica al mondo.
Le aziende:
Antonino Tringali-Casanuova - Argentiera - Batzella - Caccia al Piano 1868  - Campo al Mare - Campo al Noce - Campo al Pero - Campo alla Sughera - Casa di Terra - Castello di Bolgheri - Ceralti - Cipriana - Donna Olimpia 1898 - Donne Fittipaldi - Enrico Santini - Eucaliptus - Fabio Motta -
Ferrari Iris & Figli - Fornacelle - Giorgio Meletti Cavallari - Giovanni Chiappini - Grattamacco - Guado al Tasso - I Greppi - I Luoghi - La Cerretella – Le Grascete - Le Macchiole - Michele Satta -Micheletti -
Mulini di Segalari - Ornellaia - Podere Arundineto - Podere Giovanni - Podere Greppi Cupi - Podere Guado al Melo - Podere Il Castellaccio - Podere La Vigna dei Musi - Podere Sapaio - Poggio alle Querce - Poggio al Tesoro - Sada - Serni Fulvio Luigi - Tenuta di Biserno - Tenuta Di Vaira - Tenuta San Guido - Tenuta Sant’Agata - Tenute Guicciardini Strozzi (Villa Le Pavoniere) - Terre del Marchesato -



23 settembre 2013

ABRUZZO DI SERA


ABRUZZO DI SERA

Per il secondo anno consecutivo l’Abruzzo è stato protagonista a Milano, il 22 settembre, di una particolare degustazione all’Osteria del Treno presso la Sala Liberty. Presenti più di 100 etichette, illustrate sapientemente dai vari produttori, che andavano dagli spumanti ai passiti, dai rossi ai rosati senza dimenticarsi dei bianchi.
Un’occasione unica per assaggiare i vini simbolo di questa regione come il Montepulciano d’Abruzzo, il Cerasuolo d’Abruzzo e il Trebbiano d’Abruzzo oltre ai classici vitigni del territorio: Pecorino e Passerina. Ma, forse, la cosa più interessante è stata il poter assaggiare alcuni vitigni autoctoni, che, in questo periodo, stanno vivendo un momento magico, come la Cococciola, il Montonico e il Moscatello di Castiglione a Casauria.

La Cococciola, in passato, era utilizzata in assemblaggio con il Trebbiano, per conferire freschezza a quest’ultimo, ma abbassando le rese e facendo una selezione nel vigneto si è visto che poteva regalare prodotti splendidi e particolari.
L’evidente componente acida di questo vitigno l’ha reso idoneo per delle prove di spumantizzazione, sia come Metodo Charmat sia come Metodo Classico, in assemblaggio con altri vitigni o in purezza. Una di queste aziende è la Cantina Dora Sarchese, che l’utilizza in purezza per un vino fermo e in uvaggio per il Metodo Classico Brut “Esmery’s”.
Moscatello di Castiglione è un clone di Moscato autoctono poco produttivo che raggiunge naturalmente un elevato grado di maturazione. Il “biotipo Casauriense” è il frutto del lavoro svolto dall’Agenzia regionale per i servizi di sviluppo agricolo della Regione Abruzzo in collaborazione con il Crivea Abruzzo e con le Università di Foggia e di Bari; importante è stato anche l’apporto della famiglia Angelucci, proprietaria dell’omonima Cantina. Questo impegno congiunto, ha portato al riconoscimento del clone codificato come Uba-Ra-Mo 16 da parte del Ministero delle politiche agricole e forestali, e ha evitato, così, il rischio di estinzione per quest’antico vitigno.
L’Azienda Angelucci utilizza questo Moscatello per la produzione di due vini secchi, un passito e uno spumante dolce.

Queste sono solo un esempio delle “chicche” enologiche che si potevano degustare in questo evento che ha chiuso la settimana della moda milanese.



15 settembre 2013

INFINITI BLU A GORGONZOLA



INFINITI BLU A GORGONZOLA

Nel comune di Gorgonzola, durante la Sagra Nazionale del Gorgonzola, il 14 settembre l’ONAF è stata impegnata nel concorso caseario “Infiniti BLU ”, una rassegna sul mondo dei formaggi erborinati. La caratteristica che accomuna questi prodotti è la traccia di muffa che troviamo al loro interno, ma si possono differenziare per il tipo di latte utilizzato, per la lavorazione, per la stagionatura o per il terroir.
Lo scopo della manifestazione è quello di valorizzare e promuovere la conoscenza e l’apprezzamento della grande famiglia dei formaggi erborinati, di cui il Gorgonzola, nelle sue diverse tipologie, è tra gli interpreti principali.
Una ventina di Maestri Assaggiatori, provenienti da varie parti della Lombardia, sono stati chiamati a giudicare una serie di erborinati. Il concorso è stato organizzato in collaborazione con Slow Food.
I giurati, compilando delle schede, hanno dato una valutazione e un punteggio ai vari campioni, valutando la presentazione della forma, dell’erbonorinatura e le varie caratteristiche sensoriali.
La premiazione dei formaggi vincitori avverrà sabato 21 settembre alle ore 16 durante la prestigiosa fiera Cheese a Bra. Quindi non ci resta che darci appuntamento in Piemonte per scoprire il vincitore di questa tipologia di formaggi che tende a dividere, come nessun’altra, i consumatori.

PODERE IL CASTELLACCIO PRESENTA: VALÉNTE


PODERE IL CASTELLACCIO PRESENTA: VALÉNTE

Podere il Castellaccio, situato in Località Segalari, fu acquistato intorno agli Anni Cinquanta da Luigi Corradini e Lia Bartalini spinti dall’amore per la natura. La responsabilità della Tenuta è passata di mano in mano, prima al figlio e ora al nipote, Alessandro Scappini; oggi si estende per più di quindici ettari, suddivisi in vigneti, oliveti, bosco e una piccola parte dedicata all’allevamento dei cavalli. Da sempre l’azienda cerca di coniugare le vecchie tradizioni, come la raccolta e la potatura effettuate rigorosamente a mano, con la modernità delle nuove tecnologie di frangitura e di vinificazione.
Inizialmente la produzione comprendeva solo olio extra vergine di oliva, ma dal 2010 ha rivolto il suo interesse anche al mondo del vino. La tenuta è circondata da un vigneto costituito da viti con un’età media di circa quarant’anni; l’idea del proprietario è cercare di recuperare alcuni degli antichi cloni bolgheresi e toscani, risalenti ai primi del novecento, ormai quasi del tutto scomparsi dal panorama viticolo locale a favore dei più diffusi vitigni bordolesi (Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot). Questo patrimonio vitivinifero rappresenta la tangibile testimonianza di una tradizione tramandata nel tempo. Le uve, coltivate solo con metodi naturali, sono seguite con cura meticolosa durante tutte le fasi vegetative, con particolare attenzione al periodo di maturazione; esse, in seguito, vengono vinificate nella cantina aziendale con l’uso di lieviti autoctoni. Storia, tradizione e natura di un “terroir” unico si racchiudono nei valori del Podere il Castellaccio. Il primo vino prodotto è stato “Dinostro un Sangiovese in purezza, affinato 12 mesi in barrique di primo e secondo passaggio; la produzione è di sole 6.000 bottiglie. Un prodotto schietto e sincero che richiama il vino di una volta; un vino del passato dove il Sangiovese esprime un fruttato elegante e discreto con una buona freschezza e un tannino gentile. Il Sangiovese, in questa zona, divide i produttori: a favore e contro, ma perché? Questo vitigno ha bisogno di continue cure, un ettaro vitato a Sangiovese richiede, infatti, il doppio del tempo rispetto ad uno vitato a Cabernet o Merlot. Inoltre, il Professor Attilio Scienza, intorno agli Anni Novanta esegue una zonazione sul territorio e si arriva alla conclusione che i vitigni bordolesi danno i migliori risultati, come dimostrato dal Marchese Incisa della Rocchetta con il suo Sassicaia. Alessandro, nonostante tutto, crede nel Sangiovese, come prima di lui Michele Satta, con il suo Cavaliere. Il Sangiovese utilizzato è un “Sangiovese grosso”, lo stesso clone del Brunello di Montalcino.
Visto i risultati incoraggianti, Alessandro, nel 2013, presenta il suo secondo vino “Valénte”. Un prodotto nuovo un po’ in contrasto con le tendenze del territorio, ma rivolto alla riscoperta delle tradizioni. Valénte è un blend composto al 70% da Sangiovese e il 30% rimanente suddiviso tra Ciliegiolo, Foglia Tonda e Pugnitello. Questa volta il “Principe” dei vitigni toscani viene affiancato da 3 vitigni minori, ma sempre della tradizione. Il Ciliegiolo, da sempre usato in uvaggio con il Sangiovese, regala tenore alcolico e un fresco sentore di ciliegia. Il Pugnitello conferisce, in uvaggio, particolari caratteristiche adatte per l’invecchiamento. Il Foglia Tonda, invece, regala note di violette, piccoli frutti, prugne secche e confettura, e un’elevata tannicità.
L’affinamento avviene in Tonneaux per 12 mesi e successivamente riposa in bottiglia per altrettanti mesi. Colore rosso rubino profondo e luminoso. Al naso predominano note eleganti di spezie accanto a richiami di visciole e piccoli frutti a bacca nera, note balsamiche, vaniglia e sentori resinati della pineta mediterranea; la più classica espressione di un vino autoctono toscano. In bocca la trama tannica è fitta ed elegante ancora in evoluzione verso morbide sensazioni vellutate.
Concludendo Valénte è un vino che deve ancora affrontare il giudizio del pubblico, ma sicuramente la stoffa non gli manca e per farlo risaltare basterà metterlo in abbinamento con prodotti del territorio, dai formaggi ai salumi, dai primi piatti a base di sughi di carne alla classica rosticciana.



12 settembre 2013

LA FESTA DELL’UVA SECONDO L’AZIENDA NERVI


LA FESTA DELL’UVA SECONDO L’AZIENDA NERVI

A Gattinara, come ogni anno, a settembre, e più precisamente dal sei all’otto, si è svolta la tradizionale festa dell’uva. Un evento che richiama appassionati e curiosi; nel centro cittadino si vedono bancarelle di ogni genere e molte cantine colgono l’occasione per organizzare degustazioni o eventi per gli amanti del vino.
Ma che vitigno troviamo a Gattinara? Il Nebbiolo è il re incontrastato; secondo la zona d’origine prende il nome di Spanna in Piemonte, Chiavennasca in Valtellina e Picoutender in Valle d’Aosta.

Tra le aziende che hanno partecipato a questa iniziativa troviamo la Cantina Nervi, la più antica azienda vinicola del territorio di Gattinara, fondata nel lontano 1906 da Luigi Nervi. L’Azienda, nel 2011, passa in mano Norvegese e la famiglia Astrup è la maggior proprietaria; Erling Astrup, con l’aiuto della moglie Kathrina, continua la produzione di grandi vini, come Molsino Gattinara Docg, Valferrana Gattinara Docg e Gattinara Docg, di cui la Cantina è sinonimo.
L’Azienda comprende 24,4 ettari vitati. Un terroir unico, costituito da terreni sciolti di porfidi vulcanici, ricchi d’argilla, che donano straordinaria finezza e mineralità alla Spanna, e da un microclima asciutto e fresco delle colline pedemontane ai piedi delle Alpi piemontesi, che regala salubrità ai grappoli; inoltre le escursioni termiche, tra mattina e sera, favoriscono un eccellente sviluppo degli aromi varietali e la finezza dei profumi.
Tra gli eventi, che in questo week-end enologico Erling ha organizzato, suggestiva è stata la passeggiata nel vigneto Molsino, (che in dialetto locale vuol dire morbido) da cui si ottiene il loro vino di punta, con pranzo a base di risotto sfumato con il loro Gattinara Docg; il tutto è stato accompagnato da “Gattinara 2005”, ma Erling ci ha stupito con l’aperitivo aprendo un metodo classico, base nebbiolo, ancora in via sperimentale.
La visita nel vigneto ha dato la possibilità ai presenti di poter ammirare il paesaggio: uno spettacolare anfiteatro naturale, con alle spalle il Monte Rosa che fa capolino e protegge le viti dai freddi venti del Nord. Passeggiando tra i filari Erling ci ha anche spiegato il perché del nome Spanna: guardando i grappoli si nota che tra uno e l’altro c’è, circa, una spanna di distanza.
Di notevole interesse è stata anche la relazione del Dott. Franco Mannini, dell’Istituto di Virologia Vegetale di Torino, sui vari cloni del Nebbiolo, con la degustazioni di microvinificazioni.
Incredibile, per gli appassionati, è stata la verticale di Gattinara Docg dal 1996 al 2006 condotta dallenologo, Enrico Fileppo, che segue la storica casa vinicola fin dal 1984. Un susseguirsi di sensazioni che facevano notare come lo stesso vino può cambiare a secondo dell’annata e dell’andamento climatico. Interessante è anche poter notare e apprezzare come questo grande vino può reggere il trascorrere del tempo e non per questo perdere la sua freschezza e il suo nerbo.
Il tutto si è concluso con una cena a base di tipici prodotti norvegesi: l’antipasto era costituito da un tris di salmone (mousse, affumicato e marinato); come primo è stata servita una zuppetta di lenticchie con brodo di gallo cedrone e petto di pernice bianca; la portata principale era la renna, marinata e scottata in padella, accompagnata da cipolline glassate, funghi e purè di patate; il dolce, infine, era un assemblaggio di Moltebeere, una tipica bacca norvegese, zabaglione, fatto con il vino bianco dell’azienda “Erbaluce di Caluso”, e mascarpone. I piatti sono stati accompagnati da Gattinara 1973,1974,1979, 1990,1999, 2003 e 2005.

Una serata difficile da dimenticare sia per i piatti preparati sia per i vini degustati; che cosa altro potrà riservarci questo norvegese innamorato del vino italiano che ha creduto e investito sul Gattinara? Non ci resta che aspettare il prossimo evento e, se siamo in zona, andare a visitare i vigneti e la storica cantina.