Tra le varie
aziende, presenti in questa 48esima edizione di Vinitaly,
troviamo ÔMINA ROMANA, una realtà nata dalla passione dell’imprenditore tedesco Anton Börner.
Sposato con un’italiana, decise di concretizzare la sua passione in un
investimento nel settore vitivinicolo, per dar vita e forma alle sue idee.
Dopo attente
valutazioni dei vari terroir decise di acquistare nel 2004 una tenuta nel Lazio.
Il nome scelto per l’azienda deriva da “Ômina” forma plurale della parola
latina omen, buon presagio; inoltre
“Ômina” inizia con l'ultima lettera dell'alfabeto greco, omega, e termina con
la prima, alfa, che rappresentano l’inizio e la fine. Un nome che vuole
richiamare la mitologica “fenice” che rinasce dalle proprie ceneri,
rappresentata anche nel marchio aziendale, per richiamare la rinascita della
viticoltura di qualità nel Lazio.
La Tenuta è situata
nei Colli Albani, nei pressi di Velletri, e comprende circa 80 ettari. I
vigneti sono situati su terreni collinari, ad un'altitudine di circa 250 metri,
con un’esposizione prevalentemente a ovest, beneficiando così degli influssi dati
dalla vicinanza del mare. I suoli, di origine vulcanica, sono in superficie
argillosi, con alcune zone a tessitura sabbiosa. Il clima, con inverni miti ed
estati soleggiate, ma mitigate dalla fresca brezza marina, risulta ideale per
la coltivazione della vite. Numerose le varietà impiantate, da quelle
internazionali, come Viognier, Chardonnay, Merlot, Syrah, Cabernet Sauvignon e
Cabernet Franc, a quelle più tradizionali, come Cesanese, Carignano, Montepulciano,
Sangiovese, Manzoni, Moscato e Bellone.
Ogni fase della
lavorazione, dalla vigna alla cantina, è particolarmente curata con un focus
per il momento della vendemmia. Questo viene deciso tramite l’analisi
sensoriale delle uve, prendendo in considerazione vari parametri, tra cui la
facilità di distacco dell’acino dal raspo, la consistenza, l’acidità, la
componente fenolica della buccia, la dolcezza, l’acidità della polpa e la
lignificazione dei vinaccioli. Al momento ottimale l’uva viene, quindi,
raccolta a mano e portata in cassette in cantina, scaricata su un tavolo di
cernita, dove vengono eliminati i grappoli non perfettamente maturi o sani, e
diraspata. Ogni varietà è vinificata separatamente.
Per la produzione dei cru aziendali, si
esegue una macerazione pre-fermentativa a freddo, a partire dal tavolo di cernita
dei grappoli, dove viene aggiunto ghiaccio secco. Dopo la diraspatura e la
selezione dell’acino, si passa alla pigiatrice e poi, attraverso uno
scambiatore termico, in un serbatoio a temperatura controllata, insieme ad
altro ghiaccio secco, dove viene mantenuta a 6-8°C per 2-3 giorni, allo scopo
di estrarre dalla disintegrazione a freddo delle bucce una elevata quantità di
composti fenolici, sostanza colorante e precursori aromatici.
A Vinitaly presente
tutta la gamma dei prodotti. Due bianchi: un Viognier, che sprigiona tutte le sue note varietali, e uno Chardonnay, ancora prova di botte,
ma che già fa intravedere tutte le sue potenzialità. Un Merlot Rosato che, grazie al processo di fermentazione a freddo,
riesce a sviluppare aromi fruttati e floreali, come rosa canina, ribes e more.
Diana
Nemorensis I 2011, “DIANA Nemorensis” è la dea romana della caccia ed è espressione di
eleganza e vigore giovanile. Queste sono le caratteristiche che ritroviamo in
questo vino, ottenuto da un blend di Merlot, Cabernet Sauvignon e Cabernet
Franc. Il risultato è un prodotto di corpo elegantemente esuberante. Il bouquet
è fruttato, mora e lampone, con un finale speziato, accenni di vaniglia e
richiami al cioccolato.
Janus
Geminus I 2011 Prodotto da
una particolare selezione delle migliori uve di Merlot, Cabernet Sauvignon e
Cabernet Franc, sottoposte a un’attenta e accuratissima vinificazione. Grande complessità
olfattiva che va dalla confettura di frutti rossi alle note terziarie di caffè,
noce moscata, cannella e vaniglia.
Ceres
Anesidora I 2011 ottenuto da
Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc. Un prodotto austero e raffinato. Il
bouquet punta soprattutto sulle note terziarie di caffè, cacao, chiodi di
garofano e liquirizia che fanno passare in secondo piano accenni di confettura
di ribes nero e piccoli frutti di sottobosco. In bocca la morbidezza glicerica
riesce a equilibrare un tannino elegante, ma ancora giovane e scalpitante.
Un’azienda giovane
che crede nella scelta del terroir laziale e che sicuramente, in un futuro non
tanto lontano, spiccherà il volo come la mitologica Fenice scelta come simbolo
aziendale.
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