25 febbraio 2014

Chianti Classico “Gran Selezione” ora è realtà!

Chianti Classico “Gran Selezione” ora è realtà!
Chianti Classico “Gran Selezione” un termine, forse, ancora oscuro per molti.
Il 2013 è stato l’anno della svolta, a gennaio sono state approvate le modifiche al disciplinare di produzione dall’Assemblea dei Soci del Consorzio Vino Chianti Classico. A febbraio sono state presentate al pubblico, alla Stazione Leopolda di Firenze, le importanti novità destinate a ridisegnare la realtà di questa storica DOCG. “Chianti Classico Revolution”, così ribattezzato questo riassetto, ha previsto la nascita di una nuova categoria di vino che si colloca al vertice della piramide qualitativa del disciplinare. Il look, è stato rivisitato: il Gallo nero “esce" dalle fascette di Stato e apre il becco…
Chianti Classico Gran Selezione rappresenta circa il 10% della produzione della denominazione.
Così il Consorzio del Chianti Classico descrive le novità introdotte:
“UNA SCELTA STORICA. E’ la prima volta che nella legislazione vitivinicola italiana viene introdotta una nuova tipologia di vino posta al vertice della piramide qualitativa di una denominazione, ed è anche la prima volta che una rivoluzione normativa di così ampia portata viene conseguita grazie alle decisione degli stessi produttori, ovvero i circa 600 soci del Consorzio.
Il Chianti Classico è la prima denominazione in Italia a puntare verso l’alto, a decidere di valorizzare il tutto partendo dalle sue eccellenze qualitative. Una decisione in controtendenza con quanto avviene nel resto del mondo, con l’obiettivo di stratificare verso l’alto l’offerta enologica del territorio.
VINI DI VIGNA. La Gran Selezione è un vino prodotto da uve di esclusiva pertinenza aziendale, coltivate nei vigneti più vocati e con regole severe che lo rendono un vino di grande pregio, un nuovo punto di riferimento nel panorama enologico internazionale.
Oltre a prevedere caratteristiche chimiche e organolettiche idonee a vini di elevata qualità, la Gran Selezione potrà essere commercializzata solo dopo un invecchiamento minimo di 30 mesi ed un periodo obbligatorio di affinamento in bottiglia.
La Gran Selezione ha anche il merito di esaltare i diversi caratteri di un territorio ampio e poliforme, diviso in nove comuni e in zone climaticamente e pedologicamente differenti, ma unite dall’inconfondibile “firma” del Sangiovese.
Dal punto di vista organolettico, la Gran Selezione è un vino di struttura importante, che grazie alla selezione delle uve e al lungo affinamento consegue equilibrio ed armonia superiori, profondità gustativa e complessità aromatica. Al palato abbina immediatezza di frutto unitamente alle affascinanti nuance tipiche dei vini capaci di una lunga evoluzione.
COME NASCE LA GRAN SELEZIONE. Il percorso che ha portato al varo della Gran Selezione è iniziato circa tre anni fa: prima con un’ampia discussione all’interno del corpo sociale sulle modifiche da apportare al disciplinare, e successivamente con l’assolvimento delle formali procedure di approvazione all’interno del Consiglio di Amministrazione e in sede Assembleare.
Il passo ulteriore è consistito nella presentazione della nuova disciplina alla Regione Toscana e successivamente al MiPAAF, per concludere l’iter con la definitiva approvazione da parte del Comitato Nazionale Vini (lo scorso settembre) e infine con la notifica del disciplinare alla Commissione Europea.
In attesa che la Commissione recepisca le nuove regole, il disciplinare del Chianti Classico gode oggi della Protezione Nazionale Transitoria ed è quindi pienamente operativo come previsto dal regolamento UE n.607/2009.”


22 febbraio 2014

Al Ristorante sì, ma la bottiglia la porto io!

Quante volte si va al ristorante, per passare una serata diversa? Poi, al momento della scelta del vino, ci si chiede: “ Ma con tante belle etichette nella mia cantina, mi sarebbe piaciuto portare una delle mie!”. Allora come la mettiamo! Molte volte si rinuncia al ristorante per trovarsi a casa, tra amici, arrangiandosi nel mangiare, solo per il gusto di aprire la bottiglia “giusta”, senza poi dover andare a chiedere un mutuo in banca!
Visti poi i tempi che corrono, questa domanda risuona sempre di più nella testa e nei discorsi degli amanti del buon vino che spendono già per potersi comprare quella bottiglia, di quel produttore e di quell’annata. Quanti magari escono a mangiare al ristorante e si riducono poi a scegliere una bottiglia “anonima” giusto per bere qualche cosa, che non sia acqua.

La soluzione è il BYOB, Bring Your Own Bottle, cioè portare la propria bottiglia, e dare la possibilità al cliente di aprire il proprio vino. Un’usanza iniziata negli Stati Uniti, che si è poi rapidamente diffusa in Canada, Australia, Nuova Zelanda e Inghilterra. Anche in Francia esiste da qualche tempo il movimento che promuove il cosiddetto "diritto di tappo". Al ristoratore non resta che mettere un tot per il corkage fee, assolutamente giusto.
Ma in Italia siamo dei “parvenue”! Non siamo soliti portare al ristorante una nostra bottiglia per paura del pensiero della gente e di quello del proprietario.

Ora a Milano c’è un’ opzione: il ristorante Ad Maiora, nelle vicinanze di Corso Lodi, forse l’unico BYOB vero da queste parti. Una soluzione tanto semplice quanto geniale che fa tornare il sorriso a chi vuole uscire a cena senza rinunciare alla sua passione per certe etichette.
Qui la storia è completamente diversa e, anzi, il BYOB è addirittura incoraggiato. Provare per credere! Non si dovrà nascondere la bottiglia e chiedere, magari con sguardo supplicante, di poterla aprire.
Non è solo questo che rende Ad Maiora un posticino unico e piacevole; la location comprende un massimo di 14 coperti sparsi in piccoli tavoli su due livelli per garantire l’intimità degli ospiti. Quante volte, la serata viene “disturbata” dai commensali vicini o dai tavoli troppo attaccati l’uno all’altro! Tranquillità e cura del servizio, sono alla base della filosofia del locale, da qui la scelta di un solo turno.
Massimo Prati, chef e patron di casa, propone una cucina di alto livello, basata su ingredienti freschissimi, che variano secondo la stagione, e di qualità, incentrata sulla tradizione italiana ma interpretata in chiave moderna. Classica, originale e rispettosa dei sapori autentici che vengono sempre esaltati.
Lo chef, fino a qualche anno fa, era un informatico e cuoco solo per diletto, che ha deciso di fare della propria passione una professione, investendo così il suo futuro e mettendoci tutto se stesso. Stile e filosofia sono ben riassunti nel video disponibile sul sito del ristorante, dove si possono trovare anche tutte le informazioni pratiche.

E se uno non ha voglia, o non ha la disponibilità, di portare la propria bottiglia, o bottiglie, da casa? Ci si deve rassegnare a bere solo acqua? Assolutamente no! Qui tutti i vini in carta si possono scegliere ed ordinare al bicchiere, pratica, sfortunatamente, non è molto diffusa. In carta vediamo una bottiglia particolare! La possiamo ordinare e se non la si finisce, viene preparata da portar via, perché, come dice Massimo, “l’avete pagata, ed è vostra”.
 
Questi e molti altri gli ingredienti per passare una bella serata per i “fanatici” del buon vino, che, finalmente, potranno gustare la qualità e la tranquillità del ristorante senza rinunciare a far sfoggio della propria cantina.
Che altro dire: provare per credere!

11 febbraio 2014

I VINI DOLCI: NUOVA REALTA’ BOLGHERESE

I VINI DOLCI: NUOVA REALTA’ BOLGHERESE

Bolgheri, una realtà enologica di grande importanza, famosa in tutto il mondo per i suoi grandi vini rossi; territorio che ha dato i natali al primo grande Super Tuscan.
Non tutti sanno che nel primo disciplinare del 1983 erano tutelati solo i vini bianchi e i rosati. Ora, da qualche anno, hanno fatto la loro comparsa i vini dolci; cinque le aziende che si sono cimentate in questa impresa. I vitigni utilizzati sono diversi così come lo sono i prodotti ottenuti. Vediamoli nel dettaglio:
Dedicato a Vincenzino (Fornacelle): un vino dolce dedicato al padre di Stefano Billi, proprietario dell’azienda, scomparso qualche anno fa. 100% Fiano; i grappoli fanno un appassimento in pianta e si esegue una vendemmia tardiva circa a metà novembre. Nel bicchiere si presenta come ambra lucente. Il bouquet è delicato e variegato. L’albicocca la fa da padrona, seguono poi note di arance candite e miele; sul finale, delicati sentori eterei avvolgono il tutto. In bocca un dolce non stucchevole; si accompagna bene a formaggi di media stagionatura e a dolci di pasta frolla, come ad esempio una crostata all’albicocca e perché no alla Campigliese.
Lunatico (Cipriana): una delle aziende più antiche della zona del bolgherese; ci propone un vino ottenuto da 100% Aleatico passito affinato un anno in una piccola barrique; sì, solamente una, che ci regala circa 300 bottiglie da 375 cl. L’ultimo nato tra queste nuove realtà dolci; infatti la prima annata è del 2011 e la seconda sta riposando per dare il meglio di sé il prossimo anno. Un rosso rubino cupo che piano piano si apre nel bicchiere. Il primo sentore è quello degli aromi primari del vitigno, poi si sviluppano note balsamiche e di macchia mediterranea. L’acidità ben presente rende il prodotto di buona beva adatto ad accompagnare crostate ai frutti di bosco.
Nobilis (Terre del Marchesato): nasce da grappoli di Vermentino attaccati dalla Botrytis Cinerea “muffa nobile”, sviluppatasi grazie a delle particolari condizioni climatiche di quella zona; nebbie mattutine e sole pomeridiano. La raccolta avviene i primi di Novembre. Affina per dodici mesi in barrique nuove e se ne producono circa 2000 bottiglie da 375cl. Il vino si presenta giallo paglierino con delicate note di zafferano che lasciano poi il posto a quelle caratteristiche del Vermentino dell’Emilio Primo prodotto dall’azienda. Piano piano, si fanno spazio sfumature di pesca gialla, albicocca e miele di erica. L’acidità è ben presente e il residuo zuccherino, per questa tipologia, da spazio ad abbinamenti sia dolci che salati.
Virivè (Casa di Terra): 100% Alicante, appassito naturalmente in pianta, vinificato secondo tradizione e affinato in carati di rovere francese. Un rosso rubino profondo, dal bouquet intrigante e articolato. Al primo naso sorprendono le note di cassis e piccoli frutti neri sotto spirito, in seguito si sprigionano sfumature incensate, balsamiche di macchia mediterranea; in bocca è avvolgente e con una PAI (Persistenza Aromatica Intesa) importante. Perfetto in abbinamento con cioccolato o dolci a base di cacao.
Ornus (Tenuta Ornellaia): 100% Petit Manseng, i vigneti sono situati nella parte alta di Bellaria; color oro antico con riflessi più o meno intensi secondo l’annata. Quest’ultima influisce sul bouquet. Il naso di grande complessità con intense note di frutta esotica matura, pesca, albicocche secche e miele; l’annata 2010 ha note un po’ più fresche che ricordano la linfa. In bocca colpisce una grande ricchezza, dove la dolcezza è perfettamente bilanciata da intense note fruttate e un’acidità viva e fresca che non può mancare in un grande passito. In bocca il 2008 risulta più ricco di zuccheri, dovuti alle elevate temperature; il lungo finale è accompagnato da note di tostatura e di caramello. Per il momento si producono circa 1500 bottiglie, ma l’obiettivo è di raddoppiare la produzione. Rispetto agli altri vini dolci della zona Ornus si differenzia, oltre che per la scelta del vitigno e dello stile, anche per la particolare forma della bottiglia che ricorda un po’ le “anfore” del passato.

Aleatico, Alicante, Fiano, Petit Manseng, Vermentino; passito, muffato o vendemmia tardiva: cinque realtà uniche e particolari da conoscere e degustare a seconda della situazione.



Dopo i vini dolci che cosa ci regalerà questo territorio così particolare? Magari un vino mosso o perché no uno spumante!

(Articolo pubblicato su Bolgheri News luglio 2013)

6 febbraio 2014

OLIO E CIOCCOLATO: UNIONE POSSIBILE…PROVARE PER CREDERE

OLIO E CIOCCOLATO: UNIONE POSSIBILE…PROVARE PER CREDERE

Durante la manifestazione Olio Officina Food Festival, organizzata da Luigi Caricato, oleologo ed autore di molti libri, a Milano, si è potuto provare come il dono di Athena può essere duttile in cucina.

Ad esempio chi ha mai pensato al cioccolato?
Non so se posso definirmi un’esperta sul mondo del cioccolato, ma, sicuramente, sono un’appassionata. Nel corso degli anni ho potuto assaggiare, o meglio degustare, un termine così tanto di moda di questi tempi, vari tipi di accostamenti insoliti con il cioccolato.
All’inizio c’era il cioccolato al peperoncino, poi quello al “fleur de sel”; ma la fantasia dei maîtres chocolatiers dà il suo meglio con le praline, ad esempio, i cioccolatini ripieni con aceto balsamico tradizionale o con olio d’oliva.
Cioccolato sì, con olio d’oliva, va bene, ma è come viene usato questo ingrediente che a volte sorprende, stupisce e che fa la differenza. Avevo già assaggiato, in altre manifestazioni, cioccolatini ripieni con olio d’oliva extravergine di taggiasche; ottimo cioccolatino, particolare, dove l’olio era racchiuso in un guscio di fine cioccolato. Altre volte può essere anche usato per caratterizzare l’aroma dei truffles, poi ricoperti da un velo di cacao amaro, ma usato al posto della panna nella ganache, non l’avevo ancora assaggiato, pardon degustato!

Tra i vari stands presenti all’Olio Officina, faceva bella mostra, vicino alle bottiglie di olio, un vassoio di praline. Attirata dal “cibo degli dei”, mi sono fermata e ho chiesto informazioni; i cioccolatini erano stati creati apposta, in collaborazione con il produttore di olio, per la manifestazione, da “Dulcinea Perugia” che produce cioccolato artigianale con passione e qualità. Il cioccolato prende forma dalla mente del Maestro Vinicio Chiavini, coadiuvato dal suo staff di grande esperienza, e realizzato con tecniche artigianali della tradizione cioccolatiera perugina, ma senza rinunciare a un tocco di originalità.
Il cioccolatino presentato a Milano è stato realizzato con l’olio prodotto dall’Azienda umbra Hispellum, che gode di varie certificazioni biologiche e anche Kosher. Il Maestro Vinicio ci spiega che questa pralina è stata realizza con un guscio di fine cioccolato fondente e il ripieno è costituito da una crema di cioccolato bianco con l’aggiunta dell’olio, dalla caratteristica fruttata. Quindi, niente panna all’interno, che lo renderebbe poco conservabile, ma una morbida crema avorio, delicata e avvolgente.
Una creazione innovativa che può essere anche personalizzata, infatti, basta scegliere un olio fruttato e Vinicio realizzerà una pralina ad hoc…
Tra le varie creazioni troviamo: il DiVino, ripieno con una crema al Vin Santo, l’Ebrezza, ripieno con una crema al vino passito, il Balsamico, ripieno con una crema all’aceto balsamico, il Tartufo, ripieno con una crema profumata al tartufo bianco o nero, e molti altri, non c’è che l’imbarazzo della scelta.


Se si passa da Corciano, Perugia, non si può non andare a trovare il Maestro Vinicio nel suo laboratorio, altrimenti c’è lo shop online…non ci sono scuse…la prova è d’obbligo!